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venerdì 21 dicembre 2012

NERO NATALE


(pag.11)
Ricordo come se fosse adesso: il baluginare rabbioso della neve e l’urlo del vento, mentre la sera diveniva sempre piu` scura.
Quel sabato 24 dicembre, la fottuta vigilia di Natale del ’94. Eravamo giunti, come spettri nella bufera.


(pag.50)
Una volta tornati alla sede operativa alla fine di quella notte da incubo, ci radunammo nel cortile antistante il patio di entrata, sotto la tettoia dove avevamo parcheggiato le nostre macchine personali. Ci abbracciammo, come fossimo amici di vecchia data, augurandoci a vicenda buon Natale con affetto e con trasporto. E persino il truce Monvisi si lascio` andare a un sorriso. Condividere forme d’inferno, unisce e rende tutti uguali al cospetto della fragilita` del cuore.
Lois ando` ad aprire il bagagliaio della sua Tigra giallo canarino – dentro era stipata di pacchetti regalo – e recupero` cinque scatoline di cartone rosso a forma di stella, che distribu`ı a tutti noi, lasciando per ultimo il sottoscritto.
« Lo dia alla persona che ama di piu` ed esprima un desiderio », mi disse. « E` un simbolo d’immortalita` e di pace ». Poi si alzo` sulle punte dei piedi per darmi un bacio su una guancia.
Il biondo, il riccio e il pelato protestarono: « A noi niente?! »
A quel punto montammo sulle rispettive auto per abbandonare la sede operativa, sotto il minaccioso incombere delle querce secolari, i rami scintillanti di ghiaccio. Ognuno diretto a trascorrere quella giornata di letizia: pace e bene a profusione, per festeggiare la nascita di una speranza che non c’e`.






(pag.53)
Mia moglie doveva essersi gia` svegliata: si sentiva trafficare in cucina. Andai a salutarla e la trovai che stava apparecchiando con gli occhi fissi sul televisorino acceso sopra al ripiano della credenza. Il TG regionale mostrava stralci di una Bologna natalizia bianca di neve, piazza Maggiore con la facciata della basilica di San Petronio adornata di luci colorate. Dolcemara indossava una vestaglia semitrasparente che lasciava intravedere i capezzoli scuri. Lei aveva sempre avuto dei seni notevoli, tondi e grossi. Cercando di non indugiare troppo in quella visione, augurai «Buon Natale!» ad alta voce, cercando di metterci tutta l’allegria possibile.









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