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martedì 7 agosto 2012

VISIONTRACK DEL ROMANZO - ARANCIA MECCANICA

(pag 259)
Dovevo sembrare un rospo con quegli affari negli occhi che mi tenevano aperte le palpebre, identico a Malcolm McDowel in Arancia meccanica quando gli mostrano le scene di violenza con Beethoven in sottofondo, la Nona sinfonia, per educarlo alla buona coscienza. Quel film lo avevo visto sei volte di seguito quando ero ragazzo... Pensai che mi sarebbe piaciuto vederlo ancora una volta con mio figlio.

Arancia meccanica

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Tratto dall'omonimo romanzo distopico scritto da Anthony Burgess nel 1962, è considerato un film di culto, prefigurando, appoggiandosi ad uno stile fantascientifico sociologico politico, una società votata ad un'esasperata violenza, giovanile, ma non solo, e ad un condizionamento del pensiero. Capolavoro della cinematografia mondiale e autentico cocktail di generi (fantascienza, drammatico, erotico, grottesco, thriller). 

Forte di quattro nomination agli Oscar del 1972 come miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura non originale e miglior montaggio, presentato lo stesso anno alla Mostra di Venezia, Arancia meccanica è rimasto nella storia del cinema, oltreché come fonte di citazioni letterarie e iconografiche, anche grazie al contributo, nella parte non originale, della colonna sonora. Essa recuperava, fra le altre, musiche classiche molto conosciute di Rossini e Beethoven, accentuando la chiave visionaria e onirica del film. Decisivo per la riuscita del film, anche l'apporto di Malcolm McDowell nel ruolo di Alex, pronto e disponibile a tutto, al punto che s'incrinò una costola e subì l'abrasione delle cornee durante le riprese del film.
Quando fu distribuita sul circuito cinematografico, all'inizio degli anni settanta, la pellicola destò scalpore, con una schiera di ammiratori pronti a gridare al capolavoro ma anche con una forte corrente di parere contrario, per il taglio originale e visionario adottato nella narrazione, che faceva ricorso in maniera iperrealistica, ma anche senza indugi speculativi, a scene di violenza.
Il doppiaggio della versione italiana del film venne supervisionato dallo stesso regista e diretto da Mario Maldesi, che curerà da quel momento in avanti tutte le versioni italiane dei film di Kubrick assieme all'autore dei dialoghi Riccardo Aragno. Il doppiaggio venne affidato a celebri attori di teatro: si ricordano Adalberto Maria Merli, Oreste Lionello, Paolo Modugno, Luigi Diberti, Gianni Bonagura e Romolo Valli.
Il film è stato trasmesso per la prima volta nella televisione italiana il 25 settembre 2007 su LA7 dopo 36 anni dall'uscita cinematografica, andando in onda in seconda serata essendo stato abbassato il divieto ai minori dai 18 ai 14 anni; prima della messa in onda la pellicola è stata introdotta dal documentario "La meccanica dell'arancia".[1] L'editrice Einaudi si occupo' della traduzione dell'originale manoscritto intitolando Arancia meccanica anche le successive ristampe del romanzo la cui traduzione, compresa la reinvenzione del gergo Nadsat, era stata affidata a Floriana Bossi, e tutte le traduzioni poi vennero in uso nel film per il titolo ed i contenuti.

Il titolo originale in inglese, A Clockwork Orange, è una frase Cockney[2] originariamente utilizzata comunemente nell'East London.
La frase inglese indica qualcosa di bizzarro internamente, ma che appare normale e naturale in superficie. Nel 1986 Burgess nel suo saggio A Clockwork Orange Resucked, chiarì questo concetto scrivendo che una creatura che può solo fare il bene o il male ha l'apparenza di un frutto amabile caratterizzato da colore e succo, ma in effetti internamente è solo un giocattolo a molla pronto a essere caricato da Dio, dal Diavolo o dallo Stato onnipotente, e a far scattare la propria violenza, appunto, come un mero e semplice congegno meccanico caricato a molla. Nel romanzo, a differenza che nel film, viene espressamente precisato più volte come A Clockwork Orange fosse il titolo del testo a cui stava lavorando lo scrittore F. Alexander, vittima della visita a sorpresa.

In Italia Arancia meccanica viene presentato alla Mostra del cinema di Venezia nel 1972; tra le istituzioni e tutte le ali politiche dell'epoca vi è una generale indignazione. Fu attaccato duramente dalla censura per la rappresentazione di temi di violenza esplicita e per questo fu vietato ai minori di 18 anni fino al 2007, quando il limite di età fu abbassato a 14 sicché la pellicola potesse essere trasmessa in televisione. La colonna sonora ha avuto grande successo. Il film ha avuto una riedizione nelle sale nel 1982 e nel 1998.


All'uscita il film ebbe elogi da parte di Federico Fellini e Akira Kurosawa.[11]
Secondo Gianni Riotta, giornalista, Arancia meccanica è un capolavoro a livello narrativo e cinematografico perché anticipa i problemi del ventunesimo secolo:[11]

« [Arancia meccanica] Vede con grande anticipo quello che sarà il problema della nostra epoca e che è sicuramente un problema più del ventunesimo secolo che non del ventesimo secolo. Quelli del ventesimo secolo si basavano sull'ideologia: ho un'idea e quindi t'ammazzo; quelli del ventunesimo secolo si basano sul nichilismo: non ho nessuna idea e quindi ti ammazzo. »
Achille Bonito Oliva, critico d'arte, afferma che Kubrick riesce a profetizzare anche il pericolo di una violenza "estetizzante":[11]

« Kubrick profetizza anche la pericolosità di una violenza "estetizzante" anzi, la rappresenta, ce la mette sotto gli occhi, utilizzando la Nona di Beethoven e Rossini: una violenza a ritmo di musica. »
Inoltre, sempre secondo Oliva e il giornalista Andrea Purgatori, Kubrick nel film espone non le soluzioni, ma solo i problemi; proprio in questo, secondo Oliva, si trova la grandezza stoica e laica del regista.[11]
Il Morandini, dizionario di recensioni cinematografiche di Laura, Luisa e Morando Morandini, afferma che:[13]

« Dei 3 film di Kubrick che si possono considerare fantascientifici [Arancia meccanica] è il più violento e quello in cui parla più del presente, appena caricato di connotazioni future. Come gli altri due, è una favola filosofica che illustra con geniale lucidità il suo discorso sulla violenza e sul rapporto tra istinto e società anche se nemmeno lui, pur nel suo palese sforzo di stilizzazione grottesca, si è sottratto ai rischi che si corrono al cinema nell'illustrazione della violenza. »

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