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mercoledì 8 agosto 2012

REDIVIVO AL COSTARENA - VIDEO COMPLETO - TERZA PARTE


(LIVE CAM, 3 di 5, per gentile contributo di una fan)

CADERE VERSO IL CIELO

Base reading: musiche di Giuseppe Donatacci e Dario Coriale 
 
Mi spogliai mettendomi a torso nudo buttando sulla panca il maglione, assieme alla fondina con la pistola. Indossando soltanto i jeans, attraversai il tatami per raggiungere la tavola di frassino del mahiwara e presi a colpirla buttando fuori l’aria con un soffio.


Un colpo. Un altro. Le nocche che affondano nella paglia di riso. L’asse che si piega fino a quasi toccare il muro.
Era da molto tempo che non lo facevo. Quando ero giovane potevo colpirlo fino a mille volte. Dopo avevo le nocche dure come legno. Quell’allenamento serviva per esercitarsi a ignorare il dolore.


Un colpo. Un altro. Cercando di sentire ogni pugno col cuore. Mantenendo la forza al centro dell’addome.


Un colpo. Un altro. E intanto ripensavo a quello che era successo.
Il killer centauro aveva solo diciotto anni. Era praticamente un ragazzino. Non certo un professionista. Era stato mandato allo sbaraglio. Aveva sparato all’informatore e poi aveva cercato di fare fuori anche me. Avevo dovuto colpirlo tre volte per riuscire a fermarlo. Doveva essere sotto l’effetto di qualche sostanza stupefacente.
Comunque adesso c’erano degli indizi nuovi su cui si poteva lavorare. Partendo da un nome decisamente folkloristico: Signora delle vespe.


Un colpo. Un altro. E non sentivo nulla. Era come se non stessi colpendo veramente.
Il cercapersone infilato nella tasca dei jeans mando` un trillo. Il decimo che mi era arrivato nell’ultima mezz’ora. Decisi di ignorarlo. Avevo ucciso un ragazzo che aveva solo sei anni piu` di mio figlio e la cosa mi faceva sentire una merda.


Un colpo. Un altro... Con la sensazione che ci fosse qualcosa di sbagliato. Oltre alla situazione in se ́, per quello che era successo. Qualcosa che non andava, soprattutto in me. Cercai di capire, di sentire… Galleggiare e prendere a pugni il tempo.
Il cercapersone lancio` di nuovo un cicalio. Stavolta smisi di colpire per controllare e lessi: Dolcemara. Ma non potevo e non volevo parlare con mia moglie. Prima dovevo prendere le distanze dalle emozioni che stavo provando.
Stavo vivendo un’escalation. Piu` o meno da quando era nato, avevo ricevuto la sensazione di rotolare verso qualcosa. Fin da quando era morto mio padre, lasciandomi solo con mia madre all’eta` di dodici anni.
Crescendo, diventando adulto, mi era sembrato sempre piu` di precipitare lentamente in un vuoto assoluto e definitivo.
Cadere verso il cielo.
Il problema vero era la comprensione, come sempre. E gli interrogativi si moltiplicavano fino a togliere il fiato.
Ma che cos’e` un cielo? Vecchie domande convulse, rimaste senza risposta.
Mi guardai le nocche con stupore, erano sanguinanti, sbucciate fino all’osso. Ma non avvertivo nessun dolore.
 Cazzo mi sta succedendo? mi chiesi.
Il cuore mi batteva così forte da non sentirlo. 

Brano musicale:
THE WAY WE WERE

Guardarsi allo specchio con la sua nuova pettinatura. Reduce dalla parrucchiera dove era andata a farsi bella. Per suo marito. Perchè quel giorno avrebbe dovuto essere speciale.
Guardarsi allo specchio e vedersi così brutta.
Il cordless sul bordo del lavandino. Silenzioso. Nessuna chiamata in arrivo, nonostante tutti gli avvisi che gli aveva lasciato sul cercapersone. Silenzio radio da quello stronzo.
Aprire il rubinetto e ficcarvi sotto la testa. Poi tirarsi su e gocciolare acqua dai capelli e dal volto. Il trucco che cola, e sentirsi così sola da non poterne più.
Per l’occasione si era comprata un vestito: un abito rosso come la passione, come il sangue. Pensò che lo avrebbe fatto a brandelli, tagliato con le forbici, trasformato in striscioline: stelle filanti della malinconia.


Mem'ries,
Light the corners of my mind
Misty water-colored memories
Of the way we were
Scattered pictures,
Of the smiles we left behind
Smiles we gave to one another
For the way we were 

Prese il cordless e tentò ancora. Adesso il cellulare suonava libero ma nessuno rispondeva. Un’ombra di preoccupazione si stava facendo largo sul suo risentimento. Era arrabbiata per quella sua mancanza di notizie e nello stesso tempo non poteva fare a meno di essere preoccupata. Era moglie di un poliziotto da quindici anni e non si era ancora abituata a convivere coi brutti presentimenti. Provava a cullarli, tenendoli fra le braccia, con l’intenzione di sopprimerli una volta che si fossero addormentati. Ma non c’era mai riuscita.
Se li figurava nascosti dentro un bozzolo nero che pulsava nella sua pancia, fra l’utero e l’ombelico, in una zona tangenziale al desiderio di terminare in fretta, per smetterla di sentirsi così male.
I brutti presentimenti erano crisalidi che crescevano in attesa di giungere a maturazione. Prima o poi si sarebbero aperte e nugoli di insetti sarebbero sbucati, per espandersi nel cielo in grida di dolore e disperazione. Insetti come frammenti neri, senza un’identità precisa. Illusioni volanti mutate in graffi che ronzano.

 (Rit)
Can it be that it was all so simple then?
Or has time re-written every line?
If we had the chance to do it all again
Tell me, would we? Could we?

Uno sguardo all’orologio: era tardissimo. Afferro` il cordless e uscì dal bagno nuda, rabbrividendo per il freddo. Ma non voleva mettersi l’accappatoio o la vestaglia. Davanti allo specchio a figura intera nella sua camera, si scrutò a lungo e cercò di capire se era ancora bella, se era ancora desiderabile.
I seni le sembravano troppo grossi, i fianchi troppo larghi, le gambe troppo lunghe e la pancia troppo piatta...
Un mostro che cercava di sembrare donna e non ci riusciva.
Il vestito rosso posato sul letto: corto, scintillante. Sembrava troppo piccolo: possibile che io riesca a entrare dentro una cosa così stretta?
Si sentiva inadeguata, una racchia impensabile. Dovevano aver sbagliato a darle il vestito. La commessa anoressica che l’aveva servita si era presa gioco di lei e le aveva fatto il pacchetto col vestito sbagliato, un capo che apparteneva a una bella donna. Una che fosse...
Desiderabile, respirabile, scopabile.
La desinenza «bile » faceva da padrona, ma se toglievi le virgolette restava il nome bile, che era uno strumento misterioso di digestione e di rabbia nello stesso tempo.
Quello che doveva fare adesso era riuscire a comprendere come smaltire il risentimento e la preoccupazione e uccidere il presentimento crisalide prima che mutasse in un insetto graffiante.
Oppure poteva distruggere il vestito rosso.

Mem'ries, may be beautiful and yet
What's too painful to remember
We simply choose to forget
So it's the laughter
We will remember
Whenever we remember...
The way we were...
The way we were...


Muovendosi come un automa, andò a procurarsi un paio di forbici per fare quello che doveva: solo per calmarsi un poco.
Coi capelli tutti arruffati, umidi e sfatti, e il cordless stretto in mano.  Muto come un cerchio che non ti fa fuggire.



 
 


Gianfranco Nerozzi: voce
Diamante Gallina: canto
Dario Coriale: chitarra
Giuseppe Donatacci: piano e tastiere

 

 Way We Were (brano musicale)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
The Way We Were è una canzone del 1973 interpretata da Barbra Streisand per la colonna sonora del film Come eravamo.
The Way We Were fu scritta da Alan Bergman e Marilyn Bergman, ed arrangiata da Marvin Hamlisch, per la colonna sonora del film Come eravamo con protagonista Barbra Streisand e Robert Redford. Il brano vinse il premio Oscar ed il Golden Globe per la migliore canzone, oltre ad ottenere la posizione numero otto della "lista delle migliore 100 canzoni tratte da film" stilata dalla AFI.
The Way We Were raggiunse la vetta della classifica statunitense Billboard Hot 100 per una settimana nel 1974, ma fu spodestata dalla vetta da Love's Theme della Love Unlimited Orchestra. In seguito il singolo tornò nuovamente in vetta per altre due settimane. Il singolo stette alla numero uno anche della adult contemporary chart per due settimane. In quella occasione, la Streisand raggiunse la vetta di quella classifica per la seconda volta dopo People del 1964.
La versione di The Way We Were pubblicata sul singolo utilizzava una traccia audio differente, da quella presente nell'album della colonna sonora di Come eravamo e nei successivi greatest hits. La differenza principale fra le due versioni è facilmente riconoscibile nella frase "Smiles we gave to one another", approssivativamente ad 1 minuto e 15 secondi dall'inizio. La versione del brano registrata sul 45 giri non fu mai inserita in alcun album.
Il brano è stato classificato alla novantesima posizione della lista Billboard's Greatest Songs of All Time.

Barbra Streisand

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Barbra Streisand, nome d'arte di Barbara Joan Streisand (New York, 24 aprile 1942), è una cantante, attrice, compositrice e regista nonché produttrice cinematografica statunitense.
È l'artista femminile ad aver venduto il maggior numero di dischi negli Stati Uniti, con 71 milioni di copie all'attivo solo in questo mercato.[2] In carriera ha collezionato almeno un premio per ciascuna delle quattro categorie più importanti: due premi Oscar (cinema), nove Grammy Award (musica), sei Emmy Award (televisione) e un Tony Award (teatro).

In più di 50 anni di carriera, Barbra Streisand incide oltre 60 album, quasi tutti con la Columbia Records. Mentre i suoi primi album sono considerati dalla critica un retaggio delle sue prime esperienze in nightclub e teatro, i suoi lavori degli anni settanta sono decisamente improntati nel genere pop: il successo di alcuni suoi indimenticati singoli l'ha resa tanto nota al pubblico che il critico musicale Stephen Holden, nel 1982, finisce per proclamarla la cantante americana più influente nella storia della musica pop. Alcune famose canzoni che scalarono le classifiche di Billboard sono The Way We Were, Evergreen, No More Tears (Enough Is Enough) (insieme a Donna Summer) e Woman in Love.
Nel 1974 per il dramma Come eravamo (The way we were) di Sydney Pollack, con Robert Redford, fu consacrata dal botteghino quale l'attrice di maggior successo commerciale degli anni Settanta.


La carriera di Barbra Streisand è costellata di premi e riconoscimenti: oltre ai due Oscar, seguono sei Emmy Award, undici Golden Globe, dieci Grammy Award, un Tony Award, due Cable Ace award, l'American Film Institute's Lifetime Achievement Award, due David di Donatello (come migliore attrice straniera), 30 album divenuti disco di platino nei soli Stati Uniti, più una lunga serie di altre onorificenze minori. Conta una stella nella Hollywood Walk of Fame, al 6925 di Hollywood Boulevard.
Nel giugno 2007, durante il suo tour europeo, è stata insignita a Parigi del titolo di Ufficiale della Legion d'Onore dal neo-presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy (che esclamò: "Sei l'americana che amiamo!"), mentre a Berlino, alla presenza del sindaco Klaus Wowereit, le è stato concesso l'onore di firmare direttamente alla Waldbühne (lo stadio "Palco nella foresta" dove ha tenuto un concerto) il prestigioso "Libro degli Ospiti", per la prima volta nella storia portato al di fuori del Municipio.
  • National Medal of Arts (2000)
  • Kennedy Center Honors (2008)
Si qualifica dunque come l'unica donna dello spettacolo al mondo a poter vantare un palmares così ricco.




















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