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lunedì 6 agosto 2012

REDIVIVO AL COSTARENA - VIDEO COMPLETO - SECONDA PARTE


(LIVE CAM, 2 di 5, per gentile contributo di una fan


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Base reading: musiche di Giuseppe Donatacci e Dario Coriale

Eravamo giunti, come spettri nella bufera. Giubbotti antiproiettili e maschere protettive sulla bocca. Il distintivo luccicante appeso al collo.

Formazione tattica: due a due. Cinque maschi e una femmina con le pistole puntate assieme alle torce elettriche, occhi tesi a percepire il minimo segnale di pericolo. Per infilarsi nelle viscere dell’antico cimitero dell’Addolorata.
Scivolando nell’oscurità, il pavimento appariva costellato di macerie. Le pareti dipinte con raffigurazioni di mostri dalle fauci snudate. Alla fine del percorso c’era una scalinata scavata nella roccia.
Iniziammo a scendere, un gradino alla volta, senza esitare. Raggiunto il fondo, lo spazio si fece piu` ampio e il buio parve schiarirsi. C’era un’apertura circolare sulla volta di pietra del soffitto, un tentativo di mettere in comunicazione il cielo con l’abisso. La neve che cadeva lenta attraverso il foro battezzava la scena sottostante, venti metri più in basso, come un orrido presepe per pazzi allucinati.
Assaliti dall’odore della morte, ci schierammo uno di fianco all’altro, gomito a gomito. Quasi come se il contatto delle braccia potesse formare una catena di protezione per combattere l’orrore che si sprigionava davanti ai nostri occhi.
Una scena vistosa e organica come un morso.
Quello era il luogo che stavamo cercando. Il teatro delle grida.
Di fronte a quello spettacolo di morte, con il cuore gonfio d’orrore cercai soccorso nel pensiero di mio figlio. Nel suo sorriso. Piccolo esploratore dei sogni  e indomito combattente delle stelle: un raggio di luce nella tenebra, per diradare il sangue.

Ormai eravamo entrati nel cerchio. E non ne saremmo più potuti uscire. Il combattimento era iniziato.



Brano musicale: 
PARANOID (Black Sabbath)

Raggiunsi in punta di piedi la camera di mio figlio.
Lui stava dormendo nella sua tipica posizione: pancia all’aria, testa voltata da una parte e mano destra chiusa a pugno contro la guancia come per proteggersi da qualcosa.  Lo guardai col cuore gonfio di tenerezza, vincendo l’impulso di chinarmi per abbracciarlo un po’. Lui stava diventando uomo ed era sempre più uguale a me ogni giorno che passava. Gli stava già venendo su qualche filo di barba sulle guance e aveva un accenno di baffi sotto il naso, la sua voce stava cambiando ed era sempre più profonda e le smancerie di un vecchio padre non gli si addicevano più tanto. O forse sì?
Per quanto lui potesse crescere, io provavo sempre lo stesso desiderio di stringerlo, accarezzarlo, baciarlo. Come se fosse ancora in fasce.
Controllai l’orologio sbagliato, quello avanti trentatre minuti, e mi dissi che c’era ancora tempo a disposizione. Tutto il tempo del mondo. Era una finta. Ma andava bene lo stesso.

Kicking with my woman cause she cause she helps me with my mind
People think that I'm insane because I am frowning all the time
All day long I think of things but nothing seems to satisfy
Think I'll lose my mind if I dont find something to pacify
Can you help me?
Are you for my brain?
Whoa, yeah

Attento a non far cigolare la rete, mi sedetti sul bordo del letto. Mi frugai nelle tasche e recuperai la scatola rossa.
Dentro c’era un origami, una bellissima gru, una simbologia giapponese risalente al periodo Edo per realizzare i desideri del cuore. Da piccolo avevo letto un libro che mi aveva colpito molto, Il gran sole di Hiroshima, che narra la storia di una bambina malata di leucemia in seguito alle radiazioni della bomba atomica, e che, sul letto di morte, cerca di piegare mille gru nella speranza di salvarsi.
Sentendomi crescere un groppo in gola, lessi l’aiku inserito all’interno: Scriverò pace sulle tue ali, intorno al mondo volerai, perchè i bambini non muoiano mai così...
Richiusi commosso l’ala di carta e posai l’origami sul comodino.

Make a joke and I will sigh
You will laugh and I will cry
Happiness I cannot feel
Cause love to me is so unreal 


Restai a spiare il volto di mio figlio.
Spero di averti dato le ali giuste, piccolo, pensai. Robuste e capaci, per scoprire i significati del cielo e della terra.
Concentrandomi sull’amore che provavo per lui, cercai di non sentire i brividi urlanti e il senso d’angoscia che crescevano. Quel senso di paura latente che non mi abbandonava. Le immagini di morte di cinque uomini crocefissi: restavano appesi ai bordi della mia coscienza, ondeggiavano senza vento, e non cadevano.

And so as you hear these words telling you now of my state
I tell you to enjoy life I wish I could but it's too late

Can you help me?
Are you for my brain?
Whoa, yeah
Whoa, yeah
Can you help me?
Are you for my brain?
Whoa yeah
Whoa yeah
 
 


Gianfranco Nerozzi: voce
Diamante Gallina: canto
Dario Coriale: chitarra
Giuseppe Donatacci: piano e tastiere

 

Black Sabbath

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

I Black Sabbath sono un gruppo heavy metal britannico, formatosi a Birmingham nel 1968. La formazione "storica" è quella costituita da Ozzy Osbourne (voce), Tony Iommi (chitarra), Geezer Butler (basso) e Bill Ward (batteria) e rimase tale dal 1969 al 1978.

In seguito, ci furono numerosi cambi nell'organico della band e Iommi rimase l'unico componente fisso. I Black Sabbath sono considerati tra i primi gruppi heavy metal della storia e hanno anche contribuito molto allo sviluppo del genere. Dal 1970 al 2010 hanno venduto più di 100 milioni di dischi in tutto il mondo. Sono anche considerati tra i maggiori influenzatori di tutto l'heavy metal e sono stati fondamentali per la nascita del suo sottogenere doom metal; inoltre nel 2003 sono stati posizionati all'85º posto nella lista dei 100 migliori artisti secondo Rolling Stone, 3 dei loro album sono stati inseriti nella lista dei 500 migliori album secondo Rolling Stone, che sarebbero Master of Reality (300º posto), Black Sabbath (243º posto) e Paranoid (131º posto). La loro consacrazione finale alla storia della musica avviene nel 2006 quando vengono introdotti nella prestigiosissima Rock and Roll Hall of Fame.
I Black Sabbath sono da alcuni ritenuti la più grande band heavy metal di tutti i tempi.

Paranoid (singolo Black Sabbath)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Paranoid è un brano musicale dei Black Sabbath, secondo singolo estratto dal loro omonimo album del 1970.
Inizialmente, secondo le intenzioni della band, la canzone doveva essere soltanto un brano "tappabuchi" che venne registrato come riempitivo durante l'ultima seduta di registrazione in studio per l'album in uscita. Poi però, Paranoid acquistò sempre maggiore successo e popolarità ed è ancora oggi considerata una delle canzoni più importanti e influenti nella storia dell'heavy metal, indissolubilmente associata ai Black Sabbath e alla figura di Ozzy Osbourne (che anche dopo l'uscita dal gruppo continuò per tutta la carriera successiva ad eseguire il brano in concerto).
Nel 2004, la rivista statunitense Rolling Stone ha posizionato Paranoid alla posizione numero 253 nella loro lista delle migliori 500 canzoni di sempre.
Basata su un semplice riff di chitarra in Mi-Re con una chiusura in Do-Re-Mi, la canzone, una travolgente e adrenalitica cavalcata dalle sonorità hard rock/metal, ha un testo dove affiorano i temi della sociopatia e della devianza mentale che resero l'immagine della band oscura e minacciosa insieme ad altri brani classici iniziali come Black Sabbath, N.I.B. e War Pigs.
Considerata ormai un classico, Paranoid nel corso degli anni è stata reinterpretata da numerosi artisti, tra i quali:


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