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giovedì 12 luglio 2012

L'OMBRA CHE CAMMINA

http://it.wikipedia.org/wiki/Uomo_mascherato

Giunsi a casa mentre il sole sorgeva nel bianco della neve, insinuando raggi rosati fra una casa e l’altra. Recuperato dal bagagliaio posteriore della Hyundai il regalo per mio figlio, superai il cancello pedonale e percorsi il piccolo viale di accesso fino al portoncino d’ingresso.
Una volta entrato, cercai di non fare troppo rumore e raggiunsi il piccolo soggiorno. Posai il pacchetto sotto l’albero di Natale spento. Mi chiesi se Sonnyboy avrebbe gradito il mio pensiero: la collezione dei fumetti dell’Uomo mascherato, con le tavole origina- li di Falk & Barry, cronologicamente raccolte dal 1962 a oggi.
L’Uomo mascherato, altrimenti detto l’Ombra che cammina, era il nostro super eroe preferito. Un giustiziere in calzamaglia rossa che prendeva a pugni i cattivi marchiandoli con l’anello a forma di teschio che portava al dito. (pag. 51)





Mi chiedevo come potesse crescere il figlio di un gangster. Perché il retaggio dei padri e quello delle madri rimane addosso per sempre, nel bene e nel male.
Il mio Franco sarebbe cresciuto credendo fermamente in Gary Cooper e nell’Ombra che cammina. Mentre Vasco in cosa avrebbe potuto credere, oltre alle poesie del sangue e dei lamenti? 
(pag 165-166)





Si costrinse a compiere un altro sconvolgente passo in avanti, verso lo specchio che lo attendeva in fondo a un baluginare di frammenti scomposti di lampi e sussurri.
Cercò la propria immagine riflessa. Dapprima riuscì a scorgere solo un ribollio. Pensò all’acqua ferma. Pensò alla tempesta sotto. Pensò al cerchio che attende. Si chiese: Dove sono? Dove sono andato? Lui non c’era da nessuna parte.
Poi qualcosa parve spuntare dalla schiuma torbida che riempiva lo specchio. Il suo avversario stava avanzando piano, partendo dal nulla, per raggiungerlo e colpirlo per fargli male. Il suo avversario ruggiva. E rideva. Non stava fermo un secondo.
Un’ombra scura che si espandeva con forza. Entrava nel vivo dello sguardo e rivelava i suoi lineamenti. Un teschio ringhiante, una creatura dell’inferno, che si avventa...
Devi uscire dal cerchio, Son, lo devi fare sai... La voce di suo padre, da qualche parte nel cielo: un sussurro che gli riecheggia nel cuore, rimbalzando fino alle pendici dell’anima.
Il mostro lo stava per assalire. Franco allora lanciò un grido e colpì quello specchio. Colpì quel mostro. La superficie s’incrinò diramando un fiore dal centro del suo volto. E per un attimo gli parve di vedere il marchio dell’anello con la testa da morto impresso in mezzo alle crepe: teschio su teschio, sotto uno sguardo di occhi trasparenti e lacrime... (pag 372-373)




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